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Il Giardino dei Giusti del Mondo di Padova


“Dopo i Genocidi degli Armeni (1915-1916) e degli Ebrei (1940-1945) è maturata nel mondo la consapevolezza di chi siano i Giusti.
Il Comune di Padova, sul modello ideale di quanto realizzato a Gerusalemme con il Giardino dei Giusti della Shoah (Yad Vashem), a Erevan con il Giardino dei Giusti degli Armeni, e a Sarajevo con il Giardino dei Giusti della Bosnia, istituisce il Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, per tener vivi e trasmettere la memoria e i valori di quanti si sono opposti ai genocidi a partire dal XX sec. e che per tale ragione vengono denominati Giusti.”  

Questo è quanto recita l’introduzione dello Statuto del Giardino dei Giusti del Mondo, ufficialmente inaugurato il 5 ottobre 2008, con la messa a dimora di dieci piante dedicate a dieci Giusti di quattro diversi genocidi: Armenia, Shoah, Ruanda, Bosnia.  

Il progetto della creazione del Giardino dei Giusti del Mondo nacque nel 2000 in seno ad uno storico Convegno Internazionale di Studi il cui titolo si è ispirato ad una frase di Hannah Arendt: “There is always an option to say Yes or No” ovvero “Si può sempre dire un SÌ od un NO: i giusti contro il genocidio degli Armeni e degli Ebrei”, organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova in collaborazione con il “Comitato per la Foresta Mondiale dei Giusti” (Ga.Ri.Wo) di Milano. All’iniziativa diedero il loro patrocinio l’Università agli Studi di Padova e la “Fédération Internazionale des Droits de l’Homme”.

Dal 2008 al 2013 a Padova sono stati complessivamente commemorati dodici Giusti per gli Armeni, scelti tra figure del passato, contemporanee al genocidio, e persone che attualmente si battono, o si sono recentemente battute, per il riconoscimento del genocidio da parte di chi assume posizioni ancora ostinatamente negazioniste.     

Sono stati insigniti del titolo di Giusti per gli Armeni:    

  • Giacomo Gorrini: console di Trebisonda al tempo del genocidio, testimone oculare degli eventi, compì ogni possibile tentativo per salvare almeno donne e bambini, ma con risultati purtroppo limitati. Tuttavia una volta in Italia, divenne una delle voci di denuncia più forti ed efficaci, tanto che con il suo operato contribuì al riconoscimento del genocidio come crimine di diritto internazionale. (5 ottobre 2008)
  • Armin Theophil Wegner: sottotenente tedesco in Mesopotamia durante il conflitto mondiale, nonostante il rigido divieto delle autorità e gli enormi rischi, scattò centinaia di fotografie nei campi di raccolta dei deportati, fornendo la più ampia documentazione fotografica del genocidio. Una volta rientrato in Germania, continuò una strenua azione di denuncia, lottando per render giustizia al popolo armeno. (5 ottobre 2008)
  • Ayse Nur Zarakolou: intellettuale ed attivista per i diritti umani nell’odierna Turchia ha lottato fino alla morte, avvenuta nel 2002, per il riconoscimento del genocidio armeno, pubblicando assieme al marito libri sull’argomento tutt’oggi tabù nel suo paese. (5 ottobre 2008)
  • Hasan Amca: ufficiale di origine carcassa, operò efficacemente per salvare oltre un migliaio di armeni dallo sterminio e per denunciare, con determinazione e coraggio, gli orrori commessi dalle autorità ottomane. (18 ottobre 2009)
  • Elizabeth e Jakob Künzler: di nazionalità svizzera, furono testimoni oculari del genocidio mentre operavano in qualità di missionari ed operatori sanitari ad Urfa. Esponendo sé stessi ad enormi rischi, prestarono aiuto ad un grande numero di armeni, assistendo malati e feriti e salvando molti orfani. (18 ottobre 2009)
  • Henry Morgenthau: ambasciatore statunitense a Costantinopoli dal 1913 al 1916, fece quanto era in suo potere per cercare di bloccare il progetto genocidario; una volta tornato negli Stati Uniti, denunciò con la massima risonanza il crimine umanitario commesso in Anatolia ed organizzò opere di assistenza ai sopravvissuti. (17 ottobre 2010)
  • Hrant Dink: scrittore e giornalista armeno e cittadino turco, si è battuto con determinazione per la costruzione di un dialogo tra armeni e turchi, per la crescita democratica del suo paese; nella rivista bilingue armeno-turca da lui fondata – Agos –, ha trattato senza reticenze il tema del genocidio armeno. È stato assassinato da un giovanissimo sicario, di fronte alla redazione del suo giornale, il 19 gennaio 2007.(17 ottobre 2010)
  • Anatole France: noto scrittore francese, premio Nobel per la letteratura, denunciò i massacri hamidiani del 1894-96 e nel 1901, assieme ad altri intellettuali francesi fondò la rivista Pro Armenia. Con conferenze denunciò le stragi e le deportazioni perpetrate nel 1915, e nel 1916 organizzò alla Sorbona una grande manifestazione intitolata “Hommage a l’Armenie”.(2 ottobre 2011)
  • Fethiye Çetin: cittadina turca, attivista per i diritti umani e avvocato, una volta scoperte le origini armene di sua nonna, che era stata turchizzata ed islamizzata al tempo del genocidio, decide di scrivere un libro su questa storia privata, Heranush, mia nonna (Ed. Alet. PD) ed indagare sulla storia degli armeni nascosti di Turchia. È stata anche avvocato difensore di Hrant Dink, quando il giornalista fu sottoposto a processo sotto l’accusa di aver infranto l’art. 301 relativo al reato di “offesa dell’identità turca”.(2 ottobre 2011)
  • Fayez El Ghossein: beduino di origini yemenite, laureato in giurisprudenza, nel 1915 viene arrestato perché legato a movimenti indipendentisti arabi. Durante un trasferimento sotto scorta a Erzurum, è testimone oculare di deportazioni e massacri di armeni. Raccoglie quante più informazioni possibili, anche da fonti turche, e scrive “a caldo” un diario su questa esperienza. Dichiara che lo scopo di questo suo diario, che sarà pubblicato, è duplice: servire la verità e la nazione armena perseguitata e difendere la religione musulmana da accuse di fanatismo da parte dell’Europa. (14 ottobre 2012)
  • Ragip Zarakolou: giornalista ed editore turco, assieme alla moglie Ayse Nur e ad altri intellettuali ha fondato l’Associazione per i Diritti Umani in Turchia. Ha pubblicato diverse opere sulla storia del genocidio armeno. Più volte sottoposto a processo in base all’art. 301, ha subito diversi periodi di detenzione. (14 ottobre 2012)
  • Mustafa Ağa Azizoğlou: sindaco della città di Malatya nel 1915, disattendendo gli ordini ricevuti dal Ministro degli Interni Talaat, operò per la salvezza di centinaia di armeni, collaborando anche con missionari tedeschi presenti sul territorio. Inoltre denunciò massacri di giovani uomini armeni inseriti nei battaglioni di lavoro, avvenuti non lontano dalla sua città. Scoperto, venne destituito dall’incarico e di lì a poco fu assassinato da un suo figlio, fanatico ultranazionalista, che non riusciva ad accettare l’idea che il padre non avesse servito ciecamente lo Stato. (13 ottobre 2013)

     

                                                                                                           Testo redatto a cura dell’Associazione Italiarmenia di Padova

              


 

 

 

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